Ogni viaggio è una rinascita. La stessa vita umana è la storia di una nascita e di un viaggio.
Ogni respiro è un viaggio. Il viaggio ci cambia, ci trasforma, ci dona. Ci fa abbandonare, anche solo per un momento, i nostri legami per costruirne dei nuovi.
Il viaggio come ri-scoperta di se stessi e delle meraviglie che si svelano di fronte ai nostri occhi quando troviamo il coraggio di andare. Il viaggio è coraggio, perché si esce dalla propria zona di comfort, per scoprirsi altro e scoprire altro. Viaggiare per rimanere connessi con il presente, trovando la felicità e la libertà.
Thich Nhat Hanh, un grande maestro Zen, insegna: Inspiro. “Sono arrivato“. Espiro. “Sono a casa”, ossia nel qui ed ora. Essere arrivati, significa aver smesso di correre; significa fermarsi, prendersi del tempo, arrivare nel momento presente. Ci sono viaggi che ti riportano alle tue radici: e anche quelli sono davvero unici, dove uno scava come un archeologo, per ricostruire la storia della propria vita, unendo tasselli, indizi, ricordi, immagini e racconti. Fermarsi, inspirare, espirare e volgere lo sguardo al passato: tornare a casa. Alle proprie radici. Per Ulisse il viaggio vero è il ritorno a casa. Il mio viaggio del ritorno è iniziato un anno fa. Quando ho deciso di tornare in Italia. Da quel momento ho iniziato il mio viaggio a ritroso nella mia vita, rispolverando ricordi ormai caduti nell’oblio, privi di vita, imprigionati nelle ragnatele della memoria.
E poi come ogni anno arriva l’autunno e con esso la raccolta dell’oliva e altri ricordi ancora della mia infanzia hanno preso forma e hanno aperto un varco da cui poter riemergere. Ricordi di dolci momenti con mia madre, mio padre, mio fratello e mia sorella. Con mio nonno e mia nonna. Anche con i miei cugini, zio e zia. E ieri sono tornata lì: all’albero. Ho riconosciuto il nostro amico. Tutto è cambiato intorno, ma lui è ancora lì. Mi sono seduta sotto di lui come facevamo spesso quando eravamo bambini e ho chiuso gli occhi. Lentamente alcune immagini sono diventate più nitide nella mia mente e lacrime di tenerezza hanno rigato silenziose il viso. Potevo ancora sentire il sole accarezzare la pelle, odorare l’aria, ascoltare le voci di noi bambini giocare. E ho visto noi. Il piccolo equipaggio. Le nostre giovani anime erano ancora lì. Quel posto era la nostra vedetta. Il nostro rifugio. In estate trascorrevamo molto tempo su quella collina. Sotto quell’albero. E ci godevamo l’aria fresca all’ombra, ristorandoci dal caldo. Ci nascondevamo anche, osservando ogni cosa. A quel tempo era così grande – quell’ albero.
A volte è importante volgere lo sguardo al passato. Viaggiare attraverso la memoria del passato. Siamo chi siamo anche grazie al nostro passato, alla nostra storia. Con le nostre ferite. Con le nostre paure. Con i nostri punti di forza. Con la nostra gioia di vivere. Ri-connettersi con il proprio passato, con i propri ricordi, con il proprio io bambino e farlo rivivere, risvegliarlo. Essere grati al nostro bambino interiore per essere ancora con noi, aiutandoci a capire cose che difficilmente potremmo capire da soli. Essergli grati per ricordarci di piangere, di giocare, di ridere, di sentire, di essere, di viaggiare. Si, viaggiare. Perché durante ogni viaggio si scoprono meraviglie; che sia un viaggio fisico, on the road, spirituale, tra i sentieri dell’anima, nel tempo o attraverso la vita. Siamo in viaggio, sempre. Perché la verità è che siamo tutti nomadi.