Già è tardi. La casa è sprofondata in un silenzio sordo. Mentre scrivo queste righe, una candela tremola davanti a me, il profumo di una miscela di incenso di erbe è nell’aria, mio figlio dorme ed io seguo un impulso: scrivere
Ho iniziato questo 2022 desiderosa di ascoltare il silenzio, celebrare le giornate difficili in modo più calmo ed intuitivo che mai, dicendo a me stessa che va bene che a volte vada male e lasciar scorrere il tempo. Vivere nella semplicità dell’essere. Sono giorni colmi di energia, di impulsi che provengono dall’esterno, ma anche da me stessa, dalla mia essenza.
Quando riesco a fermarmi, ricevo impulsi meravigliosi, ma la verità è che ora non riesco a fermarmi, a dire di no. Mi lascio trasportare dal flusso della vita e trovo che sia fantastico riscoprire la mia versatilità, la mia creatività, la mia energia, ma a volte mi chiedo chi sono e cosa sto cercando, dove vorrei arrivare e perché mi è difficile dire di no: è ora di fermarsi.
Le circostanze mi portano a fare delle scelte, che a volte sono dettate da dei compromessi con me stessa, con gli altri, con il mondo. Ma poi nei momenti di consapevolezza mi accorgo di aver accantonato le mie priorità, le mie esigenze, i miei desideri. Amo ciò che faccio e mi è difficile definirlo lavoro, nonostante l’energia che impiego e che mi richiede, perché in realtà mi viene naturale. Mi viene naturale praticare Yoga, ma per poter dare il meglio di me stessa, per poter dare a chi si è affidato in qualche modo a me ciò che si merita, richiede tempo, costanza, pratica, tenacia, presenza.
E poi eccolo che arriva il senso di colpa, il timore di non dedicare abbastanza tempo a mio figlio, alla mia famiglia, alle mie passioni, a me stessa. Ed è proprio in quel momento, che divento consapevole che per poter esserci per gli altri è imprescindibile che prima di tutto ci sia per me stessa.
Allora mi fermo. Respiro. E si, respiro. Ma con coscienza, sapendo che quella pausa, quel respiro è quello che mi dona la forza e la carica per ripartire. Zero Alibi. Succede che ci si racconta storie per evitare di affrontare la realtà, ma io ho deciso di cambiare. Decidendo di fermarmi, decido in realtà di voler andare avanti. Creare un silenzio sacro intorno a me mi aiuta a capire quali sono le distrazioni che voglio abbandonare, dando sollievo al mio sistema nervoso. L’ampio silenzio dello yoga, del pranayama e della meditazione mi ha insegnato come salire le scale.
Queste pratiche mi permettono di aprirmi e di lasciar andare la mia intuizione e saggezza creativa. In altre parole, mi mostrano quale sia il mio cammino per diminuire lo stress attivando il sistema parasimpatico. La cura somatica di sé non consiste nel diventare superumani. E lo Yoga mi offre molto di più che una semplice ginnastica.
Se in qualche modo ti rispecchi in ciò che stai leggendo, sono felice che ci siamo ritrovati. Ora è il momento di seminare, ma anche di raccogliermi, di chiudere la porta, costruirmi un nido e creare un’oasi di silenzio per entrare in sintonia con il mio stato interiore. Ma soprattutto imparare a dire no. È arduo pensare a come uscirne. Ma l’importante è provarci. È facile cadere nel rimuginare e nel lasciarsi andare alle circostanze, credo che questo suoni abbastanza familiare. Ma l’intuizione chiave del lavoro somatico è che il corpo ha la sua intelligenza. Quando siamo in grado di spostare l’attenzione dal pensiero e volgiamo l’attenzione al sentimento, la ruota rallenta. La sensazione è la chiave. Perché la sensazione è la superficie della coscienza.
Dieci minuti possono cambiare la giornata; anche un solo respiro consapevole può espandere il cuore. In fondo è semplice: alcuni giri di mucca gatto, massaggiare il basso ventre, respirare consapevolmente o anche ballare a ripetizione al ritmo di una grande canzone: è solo l’inizio che richiede sforzo. Prova!