Gennaio. Gennaio è un mese risolutivo nella mia storia di vita. Giano, che nel nome stesso contiene ianua, la porta, simbolo del passaggio tra due spazi e tra due tempi.
In questo lasso di tempo, tra il 10 e il 13 gennaio, oramai da anni vivo esperienze, forti emozionalmente e a volte anche fisicamente, che hanno segnato il mio cammino in questa vita. Questa tradizione, la chiamo così perchè sembra davvero una sottospecie di rituale, si era presa una pausa da un paio di anni. Ma ora è tornata.
Perdere una persona cara risveglia il dolore, a volte addirittura il senso di colpa per non avere dedicato abbastanza tempo, attenzione e presenza a questo legame.
Ma perdere una persona cara risveglia anche i ricordi. Quelli belli. Che da tempo erano rimasti chiusi in qualche scomparto del cuore.
Anche perchè a dirla tutta, a volte duole davvero, vedere come una persona che hai amato, che ha sempre rappresentato la forza, la tenacia, l’allegria, si spegne. Si spegne ancor prima di morire. Come il suo corpo si trasforma, giorno dopo giorno, mostrandosi in tutto il suo essere indifesa, mentre la sua mente decide di cancellare dei ricordi e farne rimanere solo altri. La memoria questo gigante che ci sostiene e che ci supporta.
La tua scomparsa fisica su questa terra mi ha ricordato, ancora una volta, di non dare mai per scontata la presenza delle persone che amo, che mi sono care. Di dedicare ad ognuno di loro il giusto spazio, il giusto tempo, la giusta presenza, il giusto amore, la giusta attenzione. Di curare ogni legame.
Questo lo sappiamo tutti, o quasi, ma a volte è un po’ tardi.
E mentre scrivo di te risuona la tua risata nella stanza e ti vedo ridere ridere e ridere seduta su quella sedia in cucina da te. Il tuo voler essere sempre in ordine, ben vestita, anche per andare a fare la spesa, o per passare ore ed ore ai fornelli.
Ti vedo camminare sul marciapiede con una di quelle tue vesti a fiori con il grembiule bianco sopra. Con la tua canotta di lana, che mettevi anche d’estate per sentire meno caldo. A chiunque ti chiedesse come stavi rispondevi sempre sorridente con un ‘bene’.
La collanina d’oro da cui ti sei separata solo negli ultimi anni, dove c’era inciso il volto di Nino, tuo marito, mio nonno. E per non dimenticare quando sei salita per sbaglio sulla macchina della polizia, pensando che fosse la macchina di babbo.
E come queste ci hai regalato tante altre storie. Ora mi hai insegnato anche ad accogliere la morte con un sorriso, come quello che avevi sempre tu stampato sulla bocca.
Hai dato tanto. I tuoi racconti, la tua infanzia, la tua giovinezza…la tua memoria. Te stessa. Grazie nonnina!